Durante la prima guerra mondiale gli inglesi usufruirono dell’aiuto degli arabi per il conflitto contro la Turchia per la conquista dei territori dell’impero ottomano, promettendo loro la creazione di un grande stato arabo indipendente. Invece nel 1926 inglesi e francesi si spartirono in zone d’influenza la zona compresa tra la Turchia e la penisola arabica. Al termine della prima guerra mondiale la Gran Bretagna ottenne l’amministrazione della Palestina, la quale accoglieva un grande numero di emigrati ebrei che intendevano fondarci uno stato. Nel 1917 il governo britannico si pronunciò a favore dell’installazione in Palestina di un “Focolare nazionale ebraico”, offrendo agli ebrei di tornare nella propria terra. La grande emigrazione ebraica infastidì gli arabi, i quali attaccarono gli insediamenti ebrei. Il governo inglese ebbe un atteggiamento contraddittorio nella ricerca di una pace: la commissione britannica Peel propose di suddividere l’area in due stati, ebraico e palestinese, mantenendo il controllo di Gerusalemme, ma la proposta venne rifiutata. A causa delle persecuzioni naziste ci fu un grande incremento dell’emigrazione ebraica in Palestina, e la formazione di uno stato ebraico sembrava sempre più concreta. La situazione continuò a complicarsi quando gli Stati Uniti iniziarono a supportare la causa Sionista ( il voler fondare uno Stato ebraico in Palestina), per via della grande comunità ebraica presente nel paese, e si inasprirono i rapporti con l’Inghilterra che invece era preoccupata di inimicarsi gli Stati Arabi. Nel 1947 le Nazioni Unite cercarono di trovare una soluzione al problema e venne emanata una risoluzione: in Palestina venne prevista la formazione di uno stato ebraico ed uno arabo, mentre Gerusalemme doveva rimanere città neutrale. I paesi arabi però respinsero la risoluzione, e il leader del movimento sionista proclamò la costituzione dello stato d’Israele. La reazione degli arabi non tardò ad arrivare, e si concretizzò in un attacco militare che diede vita alla prima guerra arabo-israeliana. Il conflitto durò meno di un anno e terminò con la sconfitta delle forze arabe, segnando l’affermazione del nuovo Stato Ebraico che si ingrandì rispetto al piano di spartizione precedentemente stabilito dall’Onu. In seguito, grazie ad aiuti economici e l’incremento delle attività produttive venne favorito un grande sviluppo economico, permettendo a l’Israele di diventare lo stato più potente dell’area meridionale. Il nazionalismo arabo trovò nell’Egitto un grande alleato. Nel 1952 Gamal Abdel Nasser guidò un comitato di ufficiali liberi per rovesciare il monarca Faruq I, cercando di liberare il paese dall’influenza britannica e migliorare la qualità della vita. Nasser non nascose la sua ambizione di assumere la guida nella lotta contro l’Israele. L’Egitto provò a non schierarsi nel con gli USA ne con la Urss, ma falli nell’intento. Nasser intendeva realizzare una diga ad Assuan, che regolasse le piene del Nilo e creasse un bacino idrico per l’irrigazione. Quando gli Usa rifiutarono all’Egitto i prestiti necessari, Nasser li cercò dall’Urss e rispose con la nazionalizzazione del Canale di Suez, inequivocabile sfida all’occidente. Il Medio Oriente in Evoluzione Dalla Nascita di Israele all'Ascesa di Nasser Il 29 ottobre del 1956 in accordo con i governi di Londra e Parigi, Israele attaccò l’Egitto occupando militarmente Gaza e il Sinai. Francia e Gran Bretagna inviarono truppe per evitare di perdere il controllo sul canale. Ma gli Stati Uniti condannarono apertamente l’impresa mentre l’Urss inviò un ultimatum a Francia, Gran Bretagna e Israele, costretto a ritirarsi dalla penisola del Sinai, mentre le truppe francesi e inglesi abbandonarono la zona del Canale. Le vicende legate nazionalizzazione del Canale di Suez portarono alla fine dell’equidistanza egiziana tra i blocchi e rafforzò la posizione dell’Egitto e soprattutto il prestigio personale di Nasser. Dopo la crisi del 1956, il Medio Oriente rimase l'epicentro di una feroce rivalità tra l'Unione Sovietica, ormai fervida sostenitrice dell'Egitto, e gli Stati Uniti, che con fermezza appoggiavano Israele. Nel 1967, la dichiarazione di Nasser sulla chiusura del Golfo di Aqaba, vitale per gli approvvigionamenti israeliani, e il suo patto militare con la Giordania, innescarono una controffensiva israeliana il 5 giugno, coinvolgendo Egitto, Giordania e Siria. La guerra durò solamente sei giorni, ma sin dalle prime ore l'esito era chiaro, con la sconfitta totale dell'aviazione egiziana, un disastro per il mondo arabo. L'Egitto perse la penisola del Sinai, la Giordania cedette tutti i territori della riva occidentale del Giordano, inclusa l'area est di Gerusalemme, successivamente inglobata nello Stato ebraico e designata capitale. La Siria, invece, dovette fare i conti con la perdita delle alture del Golan. Crisi di Suez e Guerra dei Sei Giorni Il Punto di Svolta nel Medio Oriente Questo crollo segnò la parabola discendente di Nasser. Di pari passo, la sconfitta araba galvanizzò il movimento palestinese. Già nel 1964, i profughi avevano eretto l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), poi passata nel 1969 sotto la guida di Arafat. L'OLP stabilì la sua roccaforte in Giordania e fin dagli anni '70 lanciò una campagna terroristica su scala globale, con dirottamenti aerei e attacchi sanguinosi, come quello alle Olimpiadi di Monaco nel 1972, che annientò la squadra israeliana. In Giordania, Re Hussein dovette destreggiarsi tra i conflitti della regione, mantenendo solidi rapporti con i Paesi arabi moderati, ma senza alienare coloro più vicini alla causa palestinese, come l'Egitto di Nasser. Nel settembre 1970, Hussein impiegò l'esercito per espellere con vigore i guerriglieri palestinesi dal Paese, in seguito a violenti scontri che li videro cacciati in massa, principalmente verso il Libano. Sadat: Dal Conflitto alla Diplomazia La Trasformazione del Medio Oriente negli Anni '70 e '80 Nel 1970, la morte di Nasser e l'ascesa del presidente egiziano Sadat diedero vita a un nuovo capitolo di conflitto. In accordo con la Siria, Sadat attaccò Israele a sorpresa il 6 ottobre del 1973, giorno dello Yom Kippur. Nonostante la guerra abbia mantenuto sostanzialmente invariate le frontiere, Sadat fu celebrato come colui che aveva restituito onore al mondo arabo. I Paesi produttori di petrolio musulmani attribuirono la sconfitta all'appoggio occidentale ad Israele, dichiarando un embargo petrolifero verso Europa e USA, scatenando una crisi globale e spingendo gli Stati Uniti a un dialogo più sensibile con il mondo arabo. Sadat comprese la necessità di una soluzione politica con Israele e si avvicinò agli Stati Uniti. Espellendo i tecnici sovietici dall'Egitto nel 1974-75 e compiendo un storico viaggio a Gerusalemme nel novembre 1977, Sadat gettò le basi per gli Accordi di Camp David del settembre 1978, sotto la mediazione del presidente americano Carter. Gli accordi prevedevano il riconoscimento di Israele e il ritorno del Sinai all'Egitto, ma non della striscia di Gaza, che rimase sotto controllo israeliano. La questione palestinese fu in gran parte trascurata, isolando l'Egitto dagli Stati arabi estremisti e dai palestinesi. Nel 1981, Sadat fu assassinato in un attentato rivendicato dai fondamentalisti islamici. Il potere passò a Mubarak, considerato di orientamento moderato. Nonostante la pace tra Egitto e Israele, la situazione politica nel Medio Oriente peggiorò nei decenni successivi. Nel 1970, i profughi palestinesi rifugiatisi in Libano diedero vita a una serie di azioni terroristiche dell'OLP contro Israele. Il Libano, a maggioranza musulmana con una minoranza cristiana, precipitò in una sanguinosa guerra civile tra destra cristiana e sinistra musulmana filopalestinese, approfittando della situazione la Siria che invase il paese. Nel 1985, l'occupazione israeliana del Libano giunse a termine, ma solo negli ultimi anni il paese è riuscito a ritrovare la pace. Intifada e Rinascita Palestinese Le Radici di una Complessa Realità L'espansione delle colonie israeliane scatenò la protesta palestinese. Nel dicembre 1987, i palestinesi dei territori occupati diedero inizio a una violenta rivolta, l'Intifada, ma furono affrontati con fermezza dalle forze governative. Nonostante la rivolta sia durata circa sei anni, non ha prodotto risultati tangibili, con un bilancio di circa 1500 vittime palestinesi e 150 israeliane. Parallelamente, l'OLP di Arafat annunciò la rinuncia ai metodi terroristici e il riconoscimento del diritto di esistenza di Israele, chiedendo il reciproco riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. Nel dicembre 1988, Arafat proclamò la nascita di uno Stato palestinese nei territori di Cisgiordania e Gaza. Questi eventi hanno contribuito a definire la complessa questione mediorientale, in cui interessi geopolitici, religiosi e storici si intrecciano in una trama intricata. Da queste vicende è emersa una regione in cui le dinamiche politiche e sociali continuano a plasmare il destino di milioni di persone.
in
Notiziari
La questione mediorientale "Le origini del conflitto"
Di
Nicolò La Cagnina
Pubblicato Ottobre 26, 2023
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